LA GIOIA DELL’INCONTRO
Natale 2021

Care Sorelle, cari Fratelli
nel tempo della nostra precarietà, il Natale del Signore è la festa dell’incontro del Creatore con le sue creature; dello Sposo con la sua amata Sposa, del cercatore dell’uomo inquieto, stressato, fragile, schiavo del tempo, ma cercatore di pace, di amore, di futuro bello dove non c’è antagonismo, ricerca dell’io, ma armonia di cuori in cammino verso la pienezza: “Dio sarà tutto in tutti”(1Cor 15,28). “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce”(Is 9,1).
Viviamo in un tempo di forte disagio. Nel silenzio di molti cuori è spenta la luce della verità che viene dall’Alto: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6). C’è una diffusa ricerca del divismo, non dei maestri di vita. L’uomo è in crisi, ha smarrito la via della pace, della felicità; è quasi paralizzato. Da una parte ha bisogno di comunicare e dall’altra si chiude in se stesso; incapace di alzare gli occhi e vedere le meraviglie di Dio. Non siamo capaci di raggiungere la verità, e se non c’è la verità non è possibile comunicare. Da qui il forte senso di solitudine che prende tanti per cui ognuno cammina nel proprio tunnel di vetro trasparente con cui potrà vedere gli altri, senza però entrare in relazione, in contatto vero, reale con loro. Viviamo in un contesto sociale e morale appiattito sul possesso, sul piacere che portano al distacco dell’amore alla vita e a se stessi. Il materialismo nel quale oggi tanti vivono non porta alla vita piena, riuscita. Sembra che l’uomo non sia più domanda di infinito, esigenza di felicità, di amore, ma quasi materia pensante. Può l’uomo riscattare l’umano? Certamente, ma non con la cultura materialista del possesso, dove la persona è sotto le grinfie del potere che vorrebbe ridurlo a consumatore. La salvezza dell’uomo e dell’umanità è nello stupore proprio del bambino. Per questo Gesù afferma: “Se non vi convertirete e non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli” (Mt18,3).
La fede è stupore, meraviglia, contemplazione, estasi, godimento. Lo stupore del Natale non si ferma ad una festa, ma ci invita ad andare oltre l’apparenza. La nostra fede è movimento interiore, tensione verso il Mistero che si è fatto storia in quel di Betlemme, di Nazareth, di Gerusalemme. Lì Dio si è fatto uno di noi e noi siamo chiamati nella fede ad essere Lui. I cristiani infatti sono Cristo continuato e diffuso. Il nostro sguardo, stupito, contemplando la grotta di Betlemme ci fa cogliere il mistero di quel Bambino. Questo Dio che ha creato il mondo, ci ha aperto le porte dell’amore, il segreto dell’amore che ci fa sentire amati amanti. Questo è il grandioso mistero del Natale che ci porta al bisogno della contemplazione. Dal Natale sprigiona la capacità di costruire un mondo più umano, attraverso la responsabilità, che è rispondere a Colui che è venuto in mezzo a noi per donarci il senso dell’essere, del vivere, il senso della nostra quotidianità, che è prima di tutto in lui. Nel Natale c’è il segreto dell’uomo che, stupito, contempla il mistero di Dio che si fa uomo perché l’uomo divenga Dio. Con il Natale nasce la visione impensata della storia e  dell’uomo che si rispecchia nel suo prototipo: Cristo, divenendone sacramento, banditore della bellezza di Betlemme, di quella sperduta grotta illuminata dalla presenza della Luce: “Io sono la luce del mondo; che segue me, non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12), destando stupore nei semplici, come i pastori e conferma delle loro scoperte  da parte dei Magi nell’adorazione.  
Carissimi tutti, il Natale va al di là di una tradizione perché da Betlemme il percorso dell’umanità, delle comunità cristiane, delle nostre case, delle nostre città è esperienza di luce e di pace, quella che gli Angeli hanno cantato e che noi ripetiamo nella celebrazione eucaristica che ha in sé Natale e Pasqua: tutto il mistero di Gesù Cristo, Signore nostro e tutto il mistero della nostra vita, della precarietà, dell’umiltà, del dono, della luce, dell’amore che dà senso all’oggi e al domani.

Buon Natale a voi Sorelle e Fratelli, amati dal Signore, il quale si compiace di abitare in mezzo a Voi, nel vostro cuore, nelle vostre case, nella nostra comunità parrocchiale, in tutta la Chiesa e nella storia.

Don Pierino